L’Indice del pianeta vivente (LPI - Living Planet Index) misura lo stato della biodiversità attraverso i dati sulle popolazioni di varie specie di vertebrati (mammiferi, uccelli, pesci, anfibi, rettili), calcolando una variazione media dell’abbondanza delle specie nel corso del tempo.
Nell’ambito del 50° anniversario del WWF in Italia, nel 2016 è stato lanciato il rapporto LIVING PLANET REPORT che ha evidenziato lo stato di salute del pianeta Terra, compreso lo status delle specie minacciate di estinzione, attraverso l’Indice del Pianeta Vivente e l’impronta ecologica.
L’LPI globale si basa su dati scientifici ottenuti da 14.152 popolazioni monitorate di 3.706 specie di vertebrati provenienti da tutto il mondo. Dal 1970 al 2012, l’LPI globale mostra un calo complessivo del 58% dell’abbondanza delle popolazioni. Le dimensioni delle popolazioni delle specie di mammiferi, uccelli, pesci, anfibi, rettili sono, in media, scese di oltre la metà in poco più di 40 anni. I dati mostrano un calo medio annuo del 2 % e non vi è ancora alcun segno che questo tasso possa diminuire.

Il quadro relativo ai livelli di minaccia delle specie animali e vegetali sul territorio nazionale è abbastanza preoccupante. Buona parte del nostro territorio, come quello di molti paesi industrializzati, è utilizzato intensivamente. Alcuni tipi di habitat, come le dune e i corpi idrici, risultano degradati o frammentati, perdendo la loro capacità di fornire i tradizionali servizi ecosistemi. Fattori di pressione, quali il consumo di suolo per nuovi insediamenti civili e industriali e l’inquinamento del suolo e delle acque, continuano a esercitare la loro influenza sulla biodiversità nazionale.
Sono 1020, circa il 15% del totale, le specie vegetali superiori ad essere minacciate di estinzione. Per le specie animali, la metà dei vertebrati e circa un quarto degli uccelli presenti in Italia sono in pericolo. Il dato peggiore riguarda però gli anfibi: due specie su tre corrono infatti il rischio di scomparire.
Ma quali sono le cause che determinano la diminuzione della biodiversità?
Perdita e degrado degli habitat per lasciare spazio ad agricoltura e forestazione industriali, eccessivo sfruttamento della specie, diffusione di malattie e introduzione di specie aliene, incremento demografico, inquinamento e cambiamenti climatici sono tra le cause principali, in quanto non solo possono alterare in modo irreversibile i delicati equilibri del nostro ecosistema, ma possono anche amplificare gli effetti della perdita di biodiversità.
Fonte: Living Planet Index Report 2016 - WWF
Cosa sono le specie aliene invasive?
Per specie aliena si intende una specie trasportata dall’uomo, in maniera volontaria o accidentale, al di fuori della sua area di origine. Quelle considerate invasive, causano impatti negativi sulla biodiversità, sulla salute umana e sull’economia.

Molti studi hanno dimostrato come le specie aliene invasive siano tra le principali cause di perdita di biodiversità, seconde solo alla distruzione degli habitat, e minaccino l’esistenza di moltissime specie autoctone in tutti i continenti. Queste specie hanno inoltre un notevole impatto sociale ed economico (stimato in oltre 12 miliardi di euro annui nella sola Unione Europea) aggravato dai cambiamenti climatici, l’inquinamento e, in generale, dal disturbo antropico.